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Cosa nostra punta sulle scommesse. Il nuovo business di Santapaola & C.

Ecco perchè la sale scommesse spuntano come i funghi e non pagano il pizzo.

lunedì 2 marzo 2009

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Vedi on line : D’Agati ed il nuovo business delle scommesse

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Cosa Nostra punta forte sulle agenzie di scommesse. Un
mezzo per riciclare il denaro sporco e moltiplicarlo. Ogni
clan punta alla gestione di un’agenzia e spesso ciò provoca
contrasti all’interno dell’organizzazione mafiosa. Le rivelazioni
arrivano da due pentiti, Andrea Bonaccorso, braccio destro
di Lo Piccolo (nella foto accanto) e Maurizo Spataro, nell’ambito
dell’Operazione Perseo che nello scorso luglio ha portato in carcere
oltre 90 affiliati a Cosa Nostra.

E non c’è da stupirsi visto che in Sicilia le agenzie di scommesse
costituiscono sempre più un investimento redditizio, con un volume
d’affari che, nel 2008, ha toccato i 259 milioni di euro, il 70%
in più rispetto all’anno precedente. Anche quest’anno il dato è in
crescita, il totale delle scommesse nello scorso mese di gennaio
è stato del 22,24% superiore rispetto allo stesso periodo del 2008,
con una raccolta passata da 18,5 a 22,3 milioni di euro. Dati che
portano la Sicilia al quinto posto tra le regioni italiane, dietro Campania
(585 milioni), Lazio (365), Lombardia (326) e Puglia (284).
Ed è nel Sud che si è registrato il maggior incremento nelle giocate.
Nel Meridione, dove si è scommesso nel 2008 il 62,3% in
più rispetto all’anno precedente, si raccoglie il 32,1 % del mercato
globale italiano che, lo scorso anno, ha raggiunto la cifra di quattro
miliardi di euro.

Un mercato che non può che far gola ai boss mafiosi. Bonaccorso,
arrestato nel 2008, racconta ai magistrati di due diverse agenzie
aperte a Bagheria e gestite, sotto copertura, da due clan mafiosi,
i Santapaola di Catania e i Fontana dell’Acquasanta. E di come fu
proibito al capomafia della zona, Giuseppe Scaduto, di chiedere il
pizzo all’agenzia dei Santapaola, vicini al boss Salvatore Lo Piccolo.
Episodi emblematici dei rapporti all’interno di Cosa Nostra.
«Persone vicine a Santapaola, hanno aperto un’agenzia di squadre
bookmakers a Bagheria - riferisce il pentito - e Pino Scaduto
gli aveva mandato Sergio Flamia per, diciamo, l’estorsione. Quelli
l’hanno fatto sapere a Catania e Catania, siccome noi avevamo i
contatti con i Santapaola, l’hanno fatto sapere ai Lo Piccolo».
Lo Piccolo, convocò Bonaccorso e ordinò a Scaduto, capomafia di
Bagheria, di “non passare più dalla strada” e rinunciare all’estorsione
nei confronti dell’agenzia.

“Sono andato da Scaduto – riferisce a verbale Bonaccorso – e gli
ho detto: “Senti zio Pino, mi ha detto lo zio Totuccio (Lo Piccolo,
nda), che interessa a lui questa agenzia, di non andarci completamente”.
Scaduto non la prese bene, perché aveva intenzione di
gestire in proprio un’agenzia di scommesse, ma ordinò a Sergio
Flamia, l’uomo incaricato di riscuotere il pizzo, ora indagato per
“assistenza agli associati”, di rinunciare all’estorsione.
Diversa sorte toccò al clan dei Fontana, dell’Acquasanta. Scaduto
tornò da Bonaccorso e chiese come si dovesse comportare. “I Lo
Piccolo mi hanno dato lo sta bene - riferisce Bonaccorso - dice
quello che gli vuoi fare, ci fai, vah...ci vuoi dare fuoco...perchè
i Fontana non erano ben visti e non avevano chiesto autorizzazioni
».

Dell’affare scommesse parla anche Maurizio Spataro, che racconta
del danneggiamento ai danni della ricevitoria “Forza 13”
di via De Gasperi a Palermo, riconducibile, secondo il racconto
del pentito al clan dei Capizzi. Nel febbraio del 2007, il centro
scommesse, subì un pesante danneggiamento. I ladri portarono
via la cassaforte, estraendola dal muro a colpi di piccone.
Il valore del furto, tra soldi, orologi e altra merce, raggiunse un
totale di 15 mila euro. Cosa nostra, secondo Spataro, indagò
sull’accaduto e lui seppe come andarono le cose da Tanino Fidanzati,
l’anziano capomafia di Resuttana, oggi uno dei pochi
boss ancora latitanti.

«Benedetto Capizzi, secondo quanto mi riferì Fidanzati, ha il
compito di ristrutturare tutta Cosa nostra dopo l’arresto dei Lo
Piccolo. Tali confidenze - riferisce a verbale il pentito - mi sono
state fatte a proposito della tentata estorsione al centro scommesse
“Forza 13” gestito da persone vicine a Capizzi che si
erano rivolte a lui dopo il danneggiamento subìto, che era riconducibile
a persone vicine a Michele Pillitteri». Sulla vicenda
tuttavia sono ancora in corso le indagini .

pubblicato su A Sud Europa rivista del Centro Studi Pio La Torre




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