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Dall’inferno di Rosarno ai campi del Ragusano.

L’esodo stagionale dei nuovi schiavi nel Sud

lunedì 18 gennaio 2010

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“Quasi nulla è cambiato per le migliaia di immigrati stagionali
da quando noi abbiamo cominciato, nel 2003.
Ogni anno i nostri operatori umanitari tornano negli
stessi posti e sono testimoni delle stesse terribili condizioni, che
cercano di alleviare fornendo assistenza medico-umanitaria. E’
ormai tempo che le autorità italiane provvedano a migliorare la realtà
degli stagionali e ad aumentare il loro accesso all’assistenza
sanitaria, ma sempre nel rispetto della dignità della persona”.
A parlare così è Loris De Filippi, responsabile dei progetti di Medici
senza frontiere Italia
”, la più grande organizzazione medicoumanitaria
indipendente al mondo, creata da medici e giornalisti in
Francia nel 1971, che da anni fornisce assistenza umanitaria agli
immigrati stagionali in Calabria, Puglia, Campania e Sicilia. L’ultimo
progetto è stato avviato nella Piana di Gioia Tauro lo scorso
dicembre, mese in cui solitamente gli stranieri aumentano per la
stagione del raccolto delle arance.

“Un nostro team ha visitato con una clinica mobile i principali siti
in cui vivevano. Tra il 21 e il 23 dicembre - prosegue De Filippi - i
volontari hanno fornito kit, contenenti anche coperte, secchi e saponi,
portando in tal modo assistenza ai duemila immigrati della
zona e alleviando le sofferenze provocate dalle drammatiche condizioni
di vita e di lavoro
, rese ancora peggiori dal freddo di questa
stagione. La distribuzione è avvenuta in particolare nei siti di Fabbrica,
Rognetta, Collina e Collina 2, nei comuni di Rosarno, Gioia
Tauro e Rizziconi, praticamente dove vi era la maggior concentrazione
di lavoratori, costretti a vivere in fabbriche abbandonate, edifici
senza elettricità e, in alcuni casi, senza acqua
. Ovviamente
continueremo anche in futuro, fornendo tutta l’assistenza possibile
a questa parte di popolazione vulnerabile. Come, del resto, si fa in
altri contesti e paesi europei, in tutto il mondo”.

In questi anni Medici senza frontiere ha denunciato le scandalose
condizioni degli stagionali
e fatto pressione sulle autorità per cercare
di migliorare la situazione umanitaria degli immigrati nel Sud
Italia. Con il Rapporto “Una stagione all’inferno”, prodotto nel 2008
ma purtroppo ancora attuale, l’associazione ha raccontato a tutto
il mondo la vita di quanti sono impiegati nell’agricoltura del Sud. In
condizioni di vita, salute e lavoro veramente indegne per un paese
dell’Unione Europea.

“Ogni anno un esercito di stranieri si sposta da una regione
all’altra per la raccolta di primizie - dice Antonio Virgilio, uno
degli altri responsabili dei progetti italiani di MSF - contribuendo
in maniera fondamentale al settore agricolo. Da tempo esiste
nel nostro Paese una popolazione vulnerabile che vive in condizioni
di estrema precarietà. Spesso si tratta di situazioni riferibili
a contesti di crisi umanitarie che ben conosciamo. Sindaci,
forze di Stato, ispettorati del lavoro, associazioni di categoria e
di tutela, ministeri: tutti sanno, ma quasi nulla viene fatto”.

Da luglio a novembre 2007 un’equipe mobile di MSF ha intervistato
oltre 600 stranieri
impiegati come lavoratori stagionali in
agricoltura nelle regioni del Sud Italia. E’ emerso che si ammalano
a causa delle durissime condizioni
cui sono costretti. Già
nel 2004 i volontari avevano visitato le campagne del Sud Italia
per portare assistenza sanitaria a questi cittadini sfruttati sino
all’inverosimile, e indagare quella che per molti è solo una scomoda
realtà. Nonostante le reiterate promesse da parte di autorità
locali e nazionali, tutto è rimasto come prima. E i recenti
fatti di cronaca, purtroppo, ce lo confermano ampiamente.
“Gli stranieri impiegati come stagionali - si legge nel rapporto - sono in maggioranza uomini giovani provenienti da paesi
dell’Africa sub-sahariana, del Maghreb o dell’Est Europa. Il 90%
degli intervistati non ha alcun contratto di lavoro, il 65% vive in
strutture abbandonate, il 62% non dispone di servizi igienici nel
luogo in cui risiede, il 64% non ha accesso all’acqua corrente
e deve percorrere distanze considerevoli per raggiungere il
punto d’acqua più vicino. Nel 92% dei casi gli alloggi sono
sprovvisti di riscaldamento”.

Condizioni di vita e di lavoro che si riflettono anche sul loro stato
di salute. Nel tempo subentrano, infatti, disturbi osteomuscolari,
ai quali si aggiungono malattie dermatologiche, respiratorie e
gastroenteriche
. A causa della situazione igienico-sanitaria disastrosa,
nella maggior parte dei casi contraggono malattie
che, se non curate, portano a problemi anche molto seri.
“Le patologie che riscontriamo - spiega la dottoressa Francesca
Faraglia, coordinatore medico dei progetti italiani di Medici
senza Frontiere - vanno da piccole infezioni, problemi intestinali
e respiratori a complicazioni sanitarie più gravi. In più di un
caso, giovani tra i 20 e i 40 anni di sesso maschile, il ritratto medio di uno stagionale, arrivati in Italia perfettamente sani, in seguito
contraggono la tubercolosi”.
“Per fortuna i casi sono ancora pochi - si inserisce De Filippi - ma
sono sintomatici anche di una situazione, nella quale circa il 75%
di loro, da quando giunge nel nostro Paese, non ha contatti con il
sistema sanitario
. La maggioranza dei pazienti ha riferito di essere
arrivato in buone condizioni di salute. Tuttavia, al momento della
visita del nostro staff medico, al 72% dei pazienti è stato formulato
almeno un sospetto diagnostico, poi nel 73% dei casi risultato essere
una malattia cronica”.
Il 71% degli stranieri coinvolti nell’indagine risulta, poi, privo di tessera
sanitaria. Condizione di precarietà che espone gli stagionali
ad atti di soprusi da parte dei datori di lavoro e caporali
, a violenze
e intolleranze spesso inenarrabili. Che, tra l’altro, non si fermano
mai e si ripropongono anno dopo anno, stagione dopo stagione,
senza che nessuno, tra quanti hanno il potere di cambiare le cose,
faccia nulla. E questo nonostante realtà come Medici senza Frontiere,
con questo e molti altri documenti denuncino sempre e comunque
un inaccettabile stato di cose e chiedano interventi di
responsabilità da parte di autorità locali e nazionali, affinché venga
tutelato il diritto alla salute e il rispetto della dignità umana di queste
persone.

I siti in cui gli immigrati stagionali vivevano nella Piana di Gioia
Tauro ora, dopo le violenze, sono totalmente vuoti. La maggior
parte di essi è stata portata dalle autorità nei Centri per immigrati
di altre città italiane, come quelli di Bari e Crotone, abbandonando
le proprie cose negli edifici in cui vivevano. “Alcuni non erano convinti
di andarsene, perché non avevano ancora ricevuto la paga
per le giornate di lavoro compiute - racconta Alessandra Tramontano,
coordinatore medico dei progetti sull’immigrazione di MSF
Italia - altri temevano di essere detenuti o deportati. Quasi tutti,
però, erano così spaventati da non aver altra scelta che quella di
lasciare questi siti”.

“I recenti episodi di violenza e di ostilità - afferma in conclusione
Loris De Filippi - sono un sintomo estremo del perenne abbandono
in cui versano gli immigrati impiegati come stagionali nel Sud Italia.
Costituiscono una forza lavoro cruciale nell’agricoltura italiana e,
al contempo, sono facili prede dello sfruttamento. La nostra equipe
presente nella Piana di Gioia Tauro non è stata testimone diretta
degli incidenti e, di conseguenza, non può esprimere commenti
sugli specifici fatti. Tuttavia, abbiamo ripetutamente contattato le
autorità delle regioni in cui abbiamo lavorato in questi anni, inclusa
la Calabria, per sottolineare la grave situazione umanitaria e i bisogni
dei lavoratori migranti che vivono in Italia, nonché la necessità
di prendere provvedimenti urgenti per migliorare la loro realtà”.
Speriamo che prima o poi queste urla nel deserto possano trovare
degli ascoltatori sinceri, che vogliano “veramente” prendere in
mano la situazione e cominciare a fare qualcosa. Perché se i nostri
figli o i nostri nipoti
andassero in un altro paese, come del resto
succede, a raccogliere le fragole o le ciliegie per pagarsi le proprie
spesucce nel resto dell’anno, e venissero trattati alla stregua di
questi cittadini extracomunitari, sicuramente faremmo intervenire
le ambasciate e denunceremmo il mondo intero
. Trattandosi, invece,
di gente dalla pelle nera, brutta e cattiva perché “ci toglie il
lavoro”, la cosa non ci tocca e ci scandalizziamo quando accadono
fatti come quelli di Rosarno. Troppo facile, troppo bello fare sempre
due pesi e due misure.

Gilda Sciortino

pubblicato su "asud’europa", 18 gennaio 2010




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