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Il pittore librinese Gaetano Calogero in mostra a Palazzo Minoriti

venerdì 20 novembre 2009

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Sabato 21 novembre, alle 17,30, nel chiostro di Palazzo Minoriti, sarà inaugurata dal vice presidente della Provincia, Nello Catalano la mostra retrospettiva del maestro Gaetano Calogero pittore naïf e scrittore catanese.

« Sulla scena degli artisti naïf con Antonio Ligabue, Carmelina di Capri, Bruno Rovesti, Pietro Ghizzardi, e tanti altri un meritato posto tocca al siciliano Gaetano Calogero – commenta il professore Antonio Bruno - . Egli non è il solito pittore ingenuo, episodico che solitamente si riscontra tra i soliti naïf di maniera che descrivono le cronache maggiori della vita. I suoi racconti sono veri, testimonianza di una vita vissuta nei quartieri popolari di Catania, nei suoi soggetti non è presente l’eroe ma figure reali di uomini lavoratori, imbevuti di tradizioni popolari, di storie raccontate sull’uscio di casa senza pathos».

La sua è una pittura che risente della iconografia popolare e i suoi lavori sono eseguiti su supporti anche precari: fondi di sedie, cassette per frutta, spalliere di sedie ed altro ancora.

La mostra resterà aperta al pubblico dalle 09,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 20,00 sino a domenica 29 novembre.

“Sulla scena degli artisti naïf con Antonio Ligabue, Carmelina di Capri, Bruno Rovesti, Pietro Ghizzardi, Orneore Metelli e tanti altri che per ristrettezza di spazio non cito, un meritato posto tocca al siciliano Gaetano Calogero; egli non è il solito pittore ingenuo, episodico che solitamente si riscontra tra i soliti naïf di maniera, simpaticamente pettegoli, che descrivono le cronache maggiori della vita. I suoi raccolti sono veri, testimonianza di una vita vissuta nei quartieri popolari di Catania; nei suoi soggetti non è presente l’eroe ma figure reali di uomini lavoratori, imbevuti di tradizioni popolari, di storie raccontate sull’uscio di casa senza pathos. E’ la sua scrittura. I piccoli e i grandi quadri offrono un racconto di gente umile: il barbiere, il calzolaio, il fruttivendolo, il pescivendolo, ecc., danno l’idea di un bellissimo racconto epico, gente della sua città, come i cartelloni dei cantastorie, che si vedevano nelle piazze sul finire degli anni Sessanta.Gli eventi narrati, le ricordanze nostalgiche di un passato che non esiste più.Il pittore è un cantastorie, i lavori eseguiti su supporti anche precari: fondi di sedie, cassette per frutta, spalliere di sedie ecc… ecc…

I cicli del Vecchio e Nuovo Testamento offrono al pittore un’illustrazione ingenua e immediata del passo descritto. Bellissimi i lavori legati al gioco dei bambini, con le varie varianti dei medesimi, ormai scomparsi. La sua pittura risente della iconografia popolare: ex voto, carretti siciliani, pittura su vetro. Calogero (forse?) è l’ultimo cantore della pittura ingenua.

Vorrei concludere con un epitaffio che Apollinaire scrisse a matita sulla lastra di pietra del doganiere Rousseau, che lo scultore Brancusi e il pittore Ortiz scalpellarono nella pietra tre anni dopo seguendo la calligrafia: “Gentile Rousseau, ci senti, ti salutiamo Delaunay, sua moglie, monsieur Queval ed io. Lascia passare senza dazio le nostre valigie alle porte del Cielo. Ti portiamo pennelli, colori e tela perché tu possa dipingere nell’ozio santificato della vera luce, come un dì dipingesti il mio ritratto in sembianze delle stelle”.




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