Settimanale di informazione sulla periferia di Catania
Librino Pigno San Giorgio Villaggio Sant'Agata Zia Lisa ...e dintorni
cronaca quartieri archivio la città dalla stampa libera avvisi&annunci lavori in corso chi siamo collegati collabora pubblicità

Incidenti sul lavoro, assemblea CGIL. Ricordo dell’operaio morto a Librino

sabato 20 giugno 2009

Vota quest'articolo
voti:1

  • Digg
  • Del.icio.us
  • Facebook
  • Google
  • Technorati
  • Live
  • Scoopeo
  • Wikio
  • Furl
  • Blogmarks
  • Reddit
  • Mister wong

Dall’inizio dell’anno i morti sul lavoro in edilizia sono stati 78 su tutto il territorio nazionale, di cui 11 in Sicilia e 3 in provincia di Catania. I dati sono della Fillea Cgil nazionale e sono stati divulgati stamattina nel corso di un’assemblea molto particolare organizzata dal sindacato degli edili proprio dentro il cortile dell’Ispettorato del lavoro. E’ stato anche un modo per ricordare tutte le cosiddette “morti bianche” e in particolare quella di Michal Doktor Zdzislaw, il lavoratore edile polacco che abitava a Catania da circa tre anni, e che aveva trovato lavoro come manovale in una impresa di costruzioni che operava in un cantiere di Librino. Michal era un addetto alle “molazze” (le macchine che impastano la calce) e si è trovato sotto un ballatoio proprio nel momento sbagliato. Quando cioè, il giugno scorso, una pedana di blocchi di cemento di venti chili è volata giù schiacciandolo senza speranza di salvezza. Eppure le “molazze” dovrebbero essere sistemate, per regolamento, lontano dai luoghi critici. Racconta il segretario della Fillea Claudio Longo: “Abbiamo saputo della morte di Michal con molto ritardo. Il 3 settembre 2008 la Fillea aveva presentato un esposto denuncia all’Ispettorato del lavoro proprio per quel cantiere, che a nostro avviso dal punto di vista della sicurezza era in pessime condizioni. Mancavano i ponteggi, e nonostante la costruzione fosse già arrivata al sesto piano i lavoratori erano costretti a lavorare in condizioni di estremo pericolo – continua Longo- Vi erano diversi lavoratori in nero e le aziende presenti in cantiere non erano regolari con i versamenti alla cassa edile. Passarono settimane, addirittura mesi e della visita ispettiva in quel cantiere non avevamo riscontro. Quando ci recammo all’Ispettorato del lavoro capimmo che la nostra denuncia era sì stata protocollata ma vagava per gli uffici. Poi la visita arrivò a gennaio. Ma l’incidente si è verificato lo stesso. Per noi Michal è stato ucciso due volte: dalla negligenza e dall’ inosservanza delle norme antinfortunistiche e dall’indifferenza della cosiddetta società civile”.

La Fillea e la Cgil di Catania preannunciano sin d’ora che si costituiranno parte civile nell’eventuale processo. All’assemblea di stamattina erano presenti, oltre il segretario Longo, anche il segretario regionale della Fillea Salvo Giglio, il segretario della Cgil Sicilia Pippo Di Natale, il segretario della Camera del Lavoro di Catania Francesco Battiato, molti segretari confederali della Cgil, rappresentanti della Fiom, della FP, della Filcem , della Slc (le categorie che hanno aderito alla manifestazione). Presenti anche alcuni esponenti di Rifondazione comunista.

Il segretario Salvo Giglio ha sottolineato come il sindacato “attenda ancora che il presidente della Regione Lombardo mantenga la sua promessa. All’indomani dell’incidente di Mineo assicurò che il lunedì successivo avrebbe convocato un tavolo speciale sugli incidenti sul lavoro. Di lunedì, da un anno a questa parte, ne sono trascorsi tanti, ma dell’iniziativa non c’è stata neppure l’ombra”. Ha aggiunto Pippo Di Natale: “Siamo sinceramente stanchi di manifestazioni come queste. Stanchi di ricordare le morti di lavoratori con le nostre bandiere listate a lutto”. Francesco Battiato ha sottolineato che “i dati Inail 2008 parlano di un incremento del 20% degli incidenti. Catania, purtroppo, fa la parte del leone. Le leggi da sole non bastano. Chiediamo più vigilanza e soprattutto chiediamo alla Regione di aumentare gli organici dell’Ispettorato del lavoro. La modalità, disumana, si nascondere le morti sul lavoro tentandole di camuffare da incidenti stradali è ancora in voga. Segno che c’è tanto da lavorare”.




I più letti

SetteGiorni