Settimanale di informazione sulla periferia di Catania
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La Catena di San Libero n. 380

martedì 13 gennaio 2009, di Riccardo Orioles

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riccardo orioles <riccardoorioles@gmail.com>

La Catena di San Libero

14 gennaio 2009 n. 380


Maschi adulti e bambini

Va molto bene, la guerra contro i bambini. Dopo tanti falsi allarmi e
delusioni, finalmente stiamo vincendo noi adulti, senza discussioni.
Dopo anni e anni di lotta - in Bosnia, in Africa, alle fermate dei bus
a Tel Aviv, davanti alle baracche dei campi profughi in Palestina - si
comincia a intravvedere una svolta, una soluzione. Non possono più
resistere molto a lungo. Non è solo questione di tecniche moderne, di
bombe al fosforo e cinture esplosive. E’ che finalmente ci siamo
liberati da tutte quelle vecchie superstizioni (quanta gente, fino a
pochi anni fa, ci credeva ancora!) per cui non puoi cacciare le
rondini, non puoi bruciare i cani per divertirti con la benzina, non
puoi picchiare le donne e manco ammazzare i bambini. Medioevo, tabù.
Ora tutto è diventato più moderno e più civile. Che crepino! Abbiamo
delle strategie da seguire. Non si può fare la frittata senza rompere
qualche uovo. Effetti collaterali. Ci dispiace.

E, tutto ciò, in nome delle culture più moderne - geopolitk, squilibri
demografici, spazi vitali - come delle più antiche. Tornano i vecchi
dei del deserto - Jahvè, Allah, Baal, Marduk e altri ancora - di nuovo
ghignanti e urlanti, nutriti a dismisura di sangue umano. "Zitto, che
sei un ragazzo!" urlano i sacerdoti. "Femmina immonda, taci!".
"Ammazza, ammazza anche tu, se sei un uomo!". Luride barbe di
patriarchi e visi di giovani maschi hanno le stesse espressioni dure e
tese, religiosamente concentrate a ben ammazzare. Urlano
disperatamente i bambini, ma il tabù è finito. Due sono morti così,
urlando di paura, finchè il piccolo cuore è esploso. E questa è la
terra santa, terra di dio.

Se mai un governo civile - per qualche benedizione di alieni, per una
qualche invasione da qualche altro pianeta - dovrà reggere prima o poi
quelle terre, la prima cosa da fare sarà radere al suolo tutte le
pietre antiche, dalle moschee di Omar ai muri del pianto. Grandi totem
preistorici intrisi di sangue umano, giochi sanguinolenti di
sacerdoti. Bruciate le bibbie, per Dio, fate a pezzi i corani! I libri
delle stragi, dell’occhio per occhio, dei pastori feroci coi greggi
delle pecore e quelli degli esseri umani.
* * *
Io, io sto con gli ebrei, come son sempre stato. Ma dove sono gli
ebrei? Qualche migliaio, ne è rimasto; quelli che nelle piazze dicono,
con immenso coraggio, "non ammazzate". Gli altri sono ormai un’altra
cosa, una tribù medioorientale, una delle tante. Alauiti di Siria,
sunniti di Mesopotamia, sciiti, askenaziti, sefarditi: nomi che un
tempo erano religiosi e nobili e aspiranti al divino, e ora mero
pretesto per un’identità di dominatori. Nessuno parli più di Anna
Frank., o dell’Islam di Dio, o dell’"Ascolta Israele". Come, in questo
macello ipocrita, se ne può parlare?

Qualcuno, alla fine, avrà torto, qualcuno avrà avuto ragione. Ma tutti
avranno ammazzato i bambini, chi più e chi meno, chi prima e chi dopo,
a seconda delle opportunità. Pochissimi saranno rimasti veri ebrei e
veri palestinesi. Nella storia, se storia ancora ci sarà, resterà
l’impazzimento collettivo di una razza umana ferocemente suicidata dai
suoi maschi adulti. Ed essi, sulle macerie di tutto, sono lì a
martellarsi coi due pugni il petto urlando a denti scoperti il grido
della vittoria, pre-umano.


Annigoni

Vittorio Annigoni, cooperatore e giornalista italiano in Palestina, è
stato in queste ore formalmente minacciato di morte da un sito
semiufficiale della destra americana, lo "Stop The Ism", che ne ha
messo in rete il nome, i dati e la foto invitando l’esercito
israeliano a ucciderlo alla prima occasione.
Questo sito è ancora liberamente presente in rete. Nessuna iniziativa,
fino a questo momento, è stata presa in merito dal governo italiano, o
da altri.
Bookmark: http://stoptheism.com


Catania: a chi ubbidisce chi comanda?

Da venticinque anni, il cinque gennaio è la data-simbolo degli
antimafiosi catanesi. Per gli altri, è il giorno in cui lanciare
messaggi. Una volta i mafiosi dissero: "Claudio Fava? Uccideremo anche
lui". Adesso Ciancio dice: "Claudio Fava? Non esiste, lo taglio via"

Ciancio non è uno sciocco, ha hobby intelligenti (ad esempio
numismatica antica) ed è molto meno grezzo del personale che usa.
D’altronde essere diventato il primo imprenditore in Sicilia, aver
comprato l’intera classe dirigente catanese, aver preso senza scossoni
il posto che a suo tempo fu dei famosi Quattro Cavalieri non è impresa
da poco.
Perciò sorprendono a volte la puerilità, l’autolesionismo e il sicuro
effetto boomerang di alcune delle sue uscite. L’altra volta era stato
l’editoriale affidato, sotto forma di lettera, a un esponente del clan
Santapaola. Adesso una storia ancor più grottesca, e cioè la maldestra
censura della figura di Claudio Fava, tagliata via da una foto in modo
aperto e plateale.

Catania, come Ciancio sa, non è l’Italia intera e queste cose, ogni
volta, lo rendono ridicolo e odioso. Persino la prudentissima
Federazione della Stampa, che per venticinque anni - in Sicilia - è
rimasta neutrale di fronte a tutto, ha dato segni di vita. Un autogol
dopo l’altro. Eppure l’uomo è un politico, sa fare diplomazia quando
occorre. Ma di fronte a Claudio Fava, e a Claudio Fava il 5 gennaio,
perde semplicemente le staffe. Almeno, questa è la prima impressione.
Il cinque gennaio, che è una scadenza popolare e non dipendente da
nessuno (furono gli studenti di Catania, e non un’autorità qualunque,
a istituirla), negli ambienti mafiosi - nel Sistema - fa ancora paura.
E’ il simbolo di una lotta che non s’è mai fermata. Di questa giornata
Claudio Fava fa parte non solo come figlio di Giuseppe Fava e come
militante storico dei Siciliani, ma anche come vittima designata. E’
il 5 gennaio di vent’anni fa che il clan Santapaola voleva ucciderlo,
e proprio davanti alla lapide, come un esempio. L’assassinio fallì per
caso. Ma il messaggio era chiaro.

E’ chiaro il messaggio anche oggi, e sempre il 5 gennaio: "Io, Claudio
Fava lo cancello. Il tempo passa, tante cose sono cambiate. Ma di
questo potete essere sicuri, che per me Claudio Fava, i Siciliani, il
movimento antimafioso, sono e resteranno dei nemici".

Questo è il messaggio che ha mandato Mario Ciancio, e che manda ogni
cinque gennaio: con queste censure esplicite, questi tagli di foto. Ma
a chi lo manda? E perché lo manda? Lo manda spontaneamente, o perché
costretto? Dopo quelli - visibili - degli anni ’80 e ’90, quali sono
ora i rapporti fra Mario Ciancio primo imprenditore catanese e gli
eredi dei gruppi che hanno dominato questa città?
Questa curiosità per ora è nostra e la firmiamo - assumendocene la
responsabilità – soltanto noi. Ma, storicamente, molte nostre
curiosità e interrogativi hanno finito per diventare interrogativi di
molti, e infine delle istituzioni preposte. Vedremo quanto tempo ci
vorrà stavolta.

* * *
Quanto al resto, del cinque gennaio catanese c’è ben poco da dire. E’
nata un’altra leva di giovani, che noi abbiamo visto crescere da due
anni in qua e altri riescono a vedere solo ora. Tranquillamente e con
forza, senza cerimonie inutili e senza grandi parole, essi attendono
adesso all’obbiettivo fondamentale di Giuseppe Fava, di cui sono i
continuatori e gli eredi: costruire l’informazione indipendente a
Catania e con questo strumento liberare la città. Non sarà un lavoro
facile, e lo sanno, ma è un lavoro possibile. A condizione di essere
uniti, di non nutrire povere ambizioni individuali ma solo una
altissima e collettiva, e di non mollare mai.
Li aspettavamo, eravamo certi che sarebbero arrivati e non abbiamo
alcun dubbio su di loro. Non c’è altro da dire.


Stazione

Catania, stazione, binario uno. Un caporale in mimetica, sui
venticinque, basso, serio, tarchiato. Un siciliano dell’interno
probabilmente; e una donna più o meno dello stesso tipo, con un
sorriso largo e, a guardarlo attentamente, un po’ forzato. Stanno
grattando un gratta-e-vinci sul muretto. Appesa alle gambe di lui,
tutta ridente, c’è una bambina di tre o quattr’anni, gli tira
spavaldamente il giubbotto. La tuta è del tipo desertico, color sabbia
macchiata; al braccio l’insegna con scritto Tchad, forze italiane. Non
hanno vinto, osservo allontanandomi verso i giornali, e adesso si
sorridono occhi negli occhi. Le dita dell’uomo carezzano i capelli
della bambina, adesso. La donna gli sta dicendo qualcosa.
Dieci minuti dopo, sul treno per Roma, ho rivisto il soldato mentre
stava salendo sul vagone. Butta dentro la borsa, si volta a
riabbracciare la bambina. Sua moglie dice ancora qualcosa, che però si
perde fra gli strilli. Ha cominciato a piangere esattamente ora,
disperatamente, appena il soldato ha posato il piede sul primo
gradino. La mamma la tira a sè, il soldato sale. Gli sportelli si
chiudono, il treno parte. "Permesso" dice educatamente il soldato,
spingendo la borsa davanti a sè sul predellino. E’ uno sui venticinque
con una faccia seria per la sua età, da figlio di contadini di
Caltanissetta o Niscemi..


Quando si rompe il muro del silenzio

In questo mondo alla rovescia i pregiudicati siedono sul banco dei
relatori, e chi prova a ricordare i loro trascorsi viene fermato e
minacciato. Un gruppo di ragazzi con telecamera ha avvicinato Vittorio
Sgarbi in un evento pubblico gridando che un condannato per truffa (e
per diffamazione al giudice Caselli) non ha l’autorità morale per
rappresentare i cittadini.
Già a Bologna a maggio qualcuno aveva ricordato a Sgarbi i suoi
trascorsi; stavolta gli è successo ad Agrigento. Anche stavolta, come
a Bologna, Sgarbi ha provato a impossessarsi della telecamera che lo
riprendeva, e anche stavolta le immagini sono state salvate
dall’"attacco sgarbato" e consegnate alla pubblica visione in rete.
Stavolta ci ha pensato anche Blob a divulgare le immagini del
ventiduenne Giuseppe Gatì che grida in faccia a Sgarbi "Viva Caselli!
Viva il Pool Antimafia!" mentre viene strattonato e allontanato dal
tavolo dei relatori, dove Sgarbi inizia a schiumare di rabbia.

I retroscena sfuggiti alla telecamera sono stati descritti dallo
stesso Gatì sul suo sito: "Si avvicina un uomo in borghese, che dice
di appartenere alle forze dell’ordine e cerca di perquisirmi perché
vuole la videocamera (che ha portato via la mia amica). Io dico che
non può farlo e lui mi minaccia e mi mette le mani addosso. Dopo vengo
preso e portato in una sala appartata, dove la polizia mi prende
documenti e telefonino. Chiedo di vedere un avvocato (ce n’era uno in
sala che voleva difendermi), per conoscere i miei diritti, ma mi
dicono no. Mi identificano e mi perquisiscono. Poi mi intimano di
chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi
rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze
dell’ordine e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito
e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo
oltre un’ora e mezza mi congedano con questa frase: Devi capire che ti
sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro".
Ma Giuseppe è ancora in rete, dove ha reagito alle intimidazioni
scrivendo che "la Sicilia è scomoda, ma viverla è possibile con
orgoglio antico e altero".

Le bastonate prese dai cittadini dell’India guidati da Gandhi hanno
rivelato la vera natura della violenza coloniale inglese: è l’"effetto
Dracula" della lotta nonviolenta, che toglie al potere violento la sua
maschera pulita e rispettabile, per farlo crollare quando le sue
azioni sono portate alla luce del sole. Lo stesso meccanismo
liberatorio viene applicato da tutti i cittadini che esercitano il
loro diritto a produrre informazioni in rete, rivelando quello che i
salotti buoni televisivi non avranno mai il coraggio di mostrare: la
"macchietta Sgarbi" sdoganata da Costanzo, che perfino Santoro porta
in studio per dare un po’ di "pepe" al suo programma, non è altro che
un rabbioso pregiudicato capace di scagliarsi contro chiunque gli
ricordi i suoi trascorsi con la giustizia.
Una nuova generazione di contestatori preferisce l’incontro diretto
con il malgoverno davanti alle telecamere allo scontro diretto con le
forze di polizia davanti ai blindati. Non lasciamoli soli e
aggiungiamo la nostra voce al sonoro delle riprese tutte le volte che
qualcuno proverà a intimidirli, minacciarli o arrestarli solo per aver
esercitato il loro diritto alla libera espressione gridando ad alta
voce quello che molti di noi si limitano a pensare in silenzio.
[carlo gubitosa]
Info: www.lamiaterraladifendo.it


E stiamo civilizzando l’Afganistan

Solo 382 feriti e un morto per la battaglia di Capodanno (botti,
pallottole, ecc.) in Italia. Un 24enne ucciso per essersi affacciato
al balcone a mezzanotte a Napoli, un 46enne grave (pallottola vagante)
a Salerno, tre feriti per arma da fuoco nel milanese.


La mucca-pazza dei vigili

Si estende l’epidemia fra i vigili italiani. Dopo i casi di Parma e
Napoli (ragazzo e giornalista picchiati, per pelle scura e per domande
scomode in conferenza-stampa), la mucca-pazza dei vigili comincia a
colpire anche in Sicilia. Ne ha fatto le spese un ragazzo di Agrigento
che in una cerimonia locale (sul recupero delle ragazze traviate o
qualcosa del genere: c’era Sgarbi) s’è messo a gridare "Viva Caselli".
I vigili lo pigliano, lo menano e se lo portano via.


L’asociale

Cagliari. E’ stata scarcerata ieri Tiziana Concu, 43 anni, arrestata -
come i lettori ricorderanno - l’altra settimana a causa di una forte
somma di denaro trovata casualmente per la strada. Il denaro, 160mila
euri, era contenuto in una cassetta dimenticata davanti alla cassa
continua della filiale del Monte dei Paschi di via Tuveri. La donna,
senza pensarci su, ha portato la somma ai carabinieri che sono
riusciti a risalire al proprietario (responsabile di una ditta di
Cagliari) che s’è visto restituire il piccolo tesoro. Da quel momento
sono cominciati i guai per la signora: "Ma come, lei trova i soldi
così e li restituisce?". "Ma chi si crede di essere?". "La gente
rischia la galera per centomila euri di mazzetta e lei ne restituisce
160mila così, come se niente fosse!". Alla fine è stata incriminata
per propaganda sovversiva, comportamento sospetto, oltraggio alla
classe politica e istigazione all’eccessiva osservanza della legge.
Ieri sera il gip le ha concesso la libertà provvisoria in attesa di
processo.


Sciabola

< À Ryad, le ministère de l’Intérieur a rendu publique la décapitation
au sabre de deux Saoudiens, le 26 décembre. Condamnés à mort, ces deux
homosexuels ont vu leurs noms publiés dans la presse du Royaume
wahhabite. Ils ont été accusés d’être entrés dans la chambre d’un
homme alors qu’il dormait, de l’avoir attaché. Depuis mars 2008, en
effet, des centaines de présumés homosexuels ont été arrêtés. Cet été,
55 jeunes hommes ont été interpellés par le "Comité pour la
propagation de la vertu et la prévention du vice", lors d’une «soirée
dansante ». Fin 2007, deux hommes ont été condamnés à 7.000 coups de
fouet. Le crime de sodomie est passible de peine de mort en Arabie
saoudite >
[A Riad, il ministro dell’interno ha reso pubblica la decapitazione
con sciabola di due sauditi, il 26 dicembre. Condannati a morte,
questi due omosessuali hanno avuto i loro nomi pubblicati sulla stampa
del regno wahabita. Sono accusati di essere entrati nella camera di un
uomo che dormiva e di averlo attaccato. Dal marzo 2008 in effetti
centinaia di presunti omosessuali sono stati arrestati. Questa estate
55 giovani sono stati interpellati dal Comitato per la propagazione
della virtù e la prevenzione del vizio" all’uscita di una festa
danzante. A fine 2007 due uomini sono stati condannati a settemila
colpi di frusta. Il crimine di sodomia è passibile di pena di morte in
Arabia saudita]


Audience

Diminuisce quella di Benedetto XVI. Le presenze alle udienze papali
(Auditel?) fra il 2006 e il 2008 sono passate da 3,2 a 2,2 milioni.
"Non sono una rockstar", ha opportunamente precisato il Papa.
Purtroppo il calo di audience si accompagna con quello delle finanze
vaticane, e se il Vaticano fosse Rai o Mediaset adesso ci si
chiederebbe chi mandare in prima serata.


Secessione

Dopo la Padania, tensioni anche con la Città del Vaticano, che da
quest’anno non recepirà più le leggi italiane. "Troppe, farragginose,
a volte anche sbagliate". Restano buoni i rapporti con San Marino.


Rifondazione

Ho conosciuto in passato Nichi Vendola, che è stato un buon
corrispondente dei Siciliani e un ottimo e coraggioso membro della
Commissione Antimafia. Non conosco personalmente Paolo Ferrero, che
però mi sembra un compagno onesto e buono (è valdese; è stato il
miglior ministro di Prodi). Non ho titolo per intervenire nella loro
contesa - si tratta di argomenti in cui essi certamente ne sanno più
di me - anche se dall’esterno mi sembra che le divergenze, tolti gli
elementi emotivi, non siano poi così incolmabili. Come comunista da
quarant’anni, e da trenta impegnato nella lotta alla mafia, mi
permetto però di ricordare a entrambi che mentre loro si spaccano noi,
quaggiù, combattiamo.


Sapere e non volere

Mauro wrote:

< Abito qui a Catania da circa trenta anni e l’ho vista sprofondare
nella totale indifferenza o meglio connivenza, a volte consapevole a
volte no. C’è qualcosa in questa città che possa far pensare ad un
posto evoluto? Io non riesco a coglierla, forse perché accosto termini
di paragone molto distanti, o forse perché non ho mai sopportato la
maleducazione. Un’informazione veramente libera e indipendente è
necessaria ma non sufficiente. Credo che i Catanesi sappiano come
stanno le cose ma non hanno interesse a cambiarle perché si sono
assuefatti >


Alla fiera (autogestita) del quartiere

Sonia Giardina, I Cordai (Catania), wrote:

< Con grande successo qui a S.Cristoforo si è conclusa la fiera
natalizia del risparmio solidale. Migliaia di persone, nei turbinosi
giorni di dicembre, hanno invaso il nostro mercatino a caccia di
vestiti nuovi di fabbrica, capi di ogni fattura per donna, uomo e
bambino. Il Gapannone si è animato di visitatori che, a frotte, si
sono incrociati per curiosare e frugare negli stand colorati e sui
banchi stracolmi. Una novità assoluta in un momento in cui arrivare a
fine mese è per troppe famiglie una lotta per la sopravvivenza. È
stata una novità assoluta sì, ma al tempo stesso l’ennesima iniziativa
sociale promossa dal basso che esprime la voglia del nostro quartiere
di combattere il degrado e l’abbandono a cui ci affida l’incuria di
chi governa.
Il mercatino si è rivelato anche un modo originale di vivere momenti
di aggregazione sociale che consentono di pensare la città nella sua
dimensione unitaria di crescita collettiva e di scambio culturale.
Riproporremo la fiera nei mesi primaverili in un capannone che
speriamo possa essere ancora più ospitale grazie ai lavori di
pavimentazione che partiranno anche col ricavato delle vendite >


Diventare grandi

Anna Pascuzzo wrote:

< Molti anni fa qualcuno, mi pare un vecchio dirigente con la barba
dell’allora Pds mi disse: "Anch’io alla tua età avevo tanta voglia di
lottare, ma poi si cresce e si diventa grandi e all’entusiasmo della
lotta subentra la responsabilità!". Ricordo ancora l’effetto che mi
fecero quelle parole, fui attraversata da brividi in tutto il corpo.
Beh, da allora sono trascorsi più di dieci anni e molti di noi sono
diventati "grandi" ma lottare per i diritti lo facciamo ancora. Buon
anno! >


Lavori in corso

Mirko Viola wrote:

< Dopo l’incontro-dibattito di lunedì 5, prosegue il percorso comune
dei giornali di base catanesi con il primo laboratorio che si terrà
mercoledì 14 gennaio ore 20.30 presso la sede di CittàInsieme, in via
Siena 1. Il tema che affronteremo insieme sarà "Dalla carta stampata
al web, tecniche di impaginazione nei nuovi media. A mercoledì, Mirko
>


Alle due anime di Rifondazione

B.B. wrote:

< Qui giace sepolta
Rosa Luxemburg
Un’ebrea polacca
Che combattè in difesa dei lavoratori tedeschi
Uccisa
Dagli oppressori tedesci. Oppressi,
Seppellite la vostra discordia! >


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