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Legambiente Catania su urbanizzazione zona industriale: " rischi per l’oasi del Simeto"

venerdì 22 gennaio 2010

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La realizzazione di attività edilizie all’interno della Zona Industriale di Catania nelle aree prossime alla riserva naturale Oasi del Simeto rischia di determinare gravi danni agli ambienti naturali dell’area protetta. È quanto denunziato dal Legambiente in merito alla realizzazione di capannoni al confine dell’area protetta tra i canali Jungetto e Bicocca, a pochi metri dalle zone umide più importanti della riserva.

Nei mesi scorsi Legambiente aveva segnalato agli organi competenti la realizzazione di tali opere in assenza della necessaria valutazione di incidenza, in quanto, oltre alla riserva naturale, gli ambienti della foce del Simeto sono tutelati in base alla normativa europea dalla Zona di Protezione Speciale (Z.P.S.) denominata ITA070029 “Biviere di Lentini, tratto mediano e foce del fiume Simeto e area antistante la foce”.

A seguito della segnalazione di questa Associazione il Servizio VAS–VIA dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente aveva invitato il Comune di Catania a porre in essere “tutti gli adempimenti dovuti dalla legge affinché questo Servizio valuti la incidenza o meno delle opere sui siti attraverso la procedura prevista dall’art. 5...”. Purtroppo lo studio di verifica di incidenza commissionato dalla Ditta titolare delle opere sosteneva un impatto nullo e la Provincia regionale di Catania approvava progetto e studio nell’arco di due giorni.

Legambiente ritiene che lo studio di verifica di incidenza risulti inadeguato e che il parere emesso dalla Provincia regionale di Catania non abbia considerato i rischi per la tutela degli ambienti naturali protetti dalla Z.P.S. e dalla riserva naturale. Per tale motivo l’Associazione, con un dettagliato documento, ha chiesto l’intervento dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Descrizione dell’impatto delle opere con gli ambienti naturali

Impatto paesaggistico

Il progetto prevede di realizzare, a pochi metri dalla riserva naturale e dalla Z.P.S., su un’area di circa 27 ettari, ben 5 capannoni con altezze comprese tra 8 e 11 m, per un volume edificato di oltre 465.000 m3. L’impatto paesaggistico di tali opere appare evidente e rischia di mortificare l’interesse per la fruizione delle aree protette da parte di turisti ed escursionisti. Desta stupore che la Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Catania abbia espresso parere favorevole non fornendo tuttavia alcuna motivazione ma limitandosi ad affermare di avere “accertato la sua compatibilità paesaggistica”.

Distruzione di habitat seminaturali e danni alle popolazioni di uccelli

All’interno della zona industriale di Catania esistono tuttora aree, quale quella in oggetto, che, nonostante l’intensa urbanizzazione, rivestono interesse naturalistico per l’avifauna in quanto soggette a periodici naturali allagamenti a causa delle precipitazioni. Tra queste aree le più importanti sono quelle prossime alla riserva naturale ed alla Z.P.S., frequentate abitualmente da numerose specie presenti nella riserva. È evidente che l’urbanizzazione di tali aree comporta un danno per le popolazioni presenti nelle aree protette in quanto diminuiscono i territori di foraggiamento e di sosta.

Lo Studio di verifica di incidenza non ha analizzato i rischi della perdita di habitat né le influenze sull’avifauna delle aree sottoposte a tutela. Non sono neanche stati considerati i possibili effetti su una delle specie più rappresentative, la Moretta tabaccata (Aythya nyroca). È questa, infatti, una specie minacciata a livello mondiale, definita in “pericolo critico” nella Lista Rossa degli Uccelli d’Italia, oltre ad essere inclusa nell’Allegato 1 della Direttiva 79/409/CEE. Nella vecchia ansa del Simeto, il cui canneto si spinge sino a circa 150 metri dall’area oggetto delle trasformazioni, è presente una delle popolazioni di questa specie più importanti globalmente.

Lo studio, inoltre, si basa su presupposti errati in quanto l’allegata “Carta geomorfologia ed idrogeologica” illustra una diffusione delle aree palustri all’interno della riserva naturale e della Z.P.S. alquanto ridotta rispetto all’esistente.

Alterazione del regime idrologico

La realizzazione delle opere previste dal progetto determinerà l’impermeabilizzazione di una vasta area (circa 25 ettari escludendo l’area di vincolo assoluto in corrispondenza della strada statale) ed accentuerà le portate dei canali Jungetto e Bicocca che confluiscono entrambi nella vecchia ansa del Simeto, le cui capacità di smaltimento delle acque sono notoriamente limitate.

Già adesso, in occasione di precipitazioni di non eccezionale intensità, alcuni tratti della strada statale 114 diventano impercorribili e tali fenomeni sono destinati ad accentuarsi per intensità e durata nel caso in cui si continui ad impermeabilizzare vaste aree. Non sembra che l’Ufficio del Genio Civile di Catania abbia valutato tali rischi nel rilasciare il proprio nulla osta ai fini idraulici.

L’aumento di portate dei canali Jungetto e Bicocca rischia inoltre di accentuare, all’interno della riserva naturale e della Z.P.S., le esondazioni nell’area in cui si rinvengono gli stagni salmastri costieri (“salatelle”), con pericolo di sconvolgere gli ecosistemi presenti (modifiche del livello di concentrazione salina, alterazione del tipo di vegetazione) e conseguente perdita di biodiversità.

Va ricordato che l’area in cui si stanno realizzando le opere del progetto fa parte di un territorio con rischi idraulici elevati; per tale motivo il Genio Civile di Catania aveva negato, in un primo momento, l’approvazione del progetto ai fini idraulici. La modifica del P.A.I. (Piano per l’assetto idrogeologico), avvenuta nel settembre 2008, ha declassato il livello di pericolosità idraulica da P3 (rischio idraulico elevato) a P2 (rischio idraulico medio), consentendo in tal modo l’autorizzazione da parte del Genio Civile. Questa modifica del P.A.I. è scaturita dalle continue richieste del Consorzio ASI di Catania per l’impossibilità di realizzare nuovi insediamenti industriali nelle aree classificate con livelli di pericolosità P3 e P4 (rischio idraulico molto elevato) e che l’aggiornamento è stato definito dall’Assessorato Territorio e Ambiente come un provvedimento “transitorio” in attesa che si proceda alla revisione dell’intero Piano per l’assetto idrogeologico del fiume Simeto.

Inquinamento delle acque

Oltre agli scarichi dei servizi igienici dell’impianto industriale, le acque piovane convoglieranno nei canali Jungetto e Bicocca, e quindi all’interno di ZPS e della riserva naturale, le sostanze inquinanti presenti nelle aree di parcheggio (oli, carburanti, particolati, ecc.); nessun accorgimento è stato ideato per scongiurare questa forma di inquinamento.




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