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Zona Franca Urbana utile a Librino? Se il Comune fa la sua parte

Concluso il convegno-dibattito alla CGIL di Librino

giovedì 19 novembre 2009

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La zona franca a Librino sarà utile, e forse persino decisiva affinché il quartiere affronti nel migliore dei modo il disagio sociale. Ma ciò avverrà solo se l’amministrazione comunale farà sino in fondo la sua parte. E’ questo il messaggio che la Cgil ha lanciato oggi pomeriggio nel corso del seminario sulle zone franche urbane tenutosi nella sede del sindacato. Ai lavori sono intervenuti il responsabile nazionale delle politiche del Mezzogiorno Cgil Franco Garufi, il segretario provinciale generale Cgil di Catania Francesco Battiato, la segretaria confederale Giusi Milazzo, la responsabile Cgil di Librino Sara Fagone, l’esperto in politiche economiche Nicolò Notarbartolo.

Al seminario hanno partecipato anche le associazioni del quartiere.

“L’avvio operativo delle zone franche consente finalmente, a quasi tre anni dall’approvazione della norma istitutiva, di contribuire ad affrontare le questioni del disagio sociale nelle aree urbane, in particolare quelle meridionali. – ha sottolineato Franco Garufi- Lo strumento sarà utile se verrà utilizzato in funzione degli scopi per i quali è stato immaginato: la creazione di nuove imprese, piccole e piccolissime, in aree di particolare disagio occupazionale e sociale. Uno strumento, perciò che va rivolto in particolare al mondo dell’imprenditorialità giovanile, al versante dell’associazionismo, alle realtà presenti nel territorio”.

La zona franca, dunque, come soluzione a tutti i mali di Librino? “Bisogna evitare di suscitare attese eccessive rispetto alle potenzialità reali dello strumento – continua Garufi- ma al tempo stesso non perdere tempo ed utilizzare pienamente l’ occasione per creare nuove possibilità di lavoro produttivo per i giovani. Librino appare una realtà di grande interesse per la compresenza di molti dei fattori che possono determinare il successo della zona franca urbana (non a caso è stato il primo tra i progetti di zona franca in Sicilia) e fa bene la Cgil ad investire energie umane e politiche per attivare un confronto di merito con le realtà che operano nel quartiere. Sarebbe utile, però, che anche l’amministrazione comunale si predisponesse a fare seriamente la sua parte per impedire che tutto si risolva nell’ennesima occasione perduta”.

La Cgil catanese ci tiene a far sapere che “il Comune di Catania non ha reso pubblico alcun documento sulla zona franca: dal progetto alla perimetrazione a tutti quegli elementi che sarebbe fondamentale aver chiari sin da subito”. “Ciò vale a maggior ragione se si considera che il territorio interessato comprende un’area dove insistono ben 30 mila abitanti”, spiegano Battiato, Milazzo e Fagone.

“Noi riteniamo che vada considerata non solo la necessità di interventi tesi alla riqualificazione del quartiere, ma anche di indirizzare su Librino risorse provenienti, per esempio, dai fondi previsti nell’asse 6 del PO FERS- continuano gli esponenti della Cgil di Catania- asse che riguarda proprio lo sviluppo urbano e le città. Va anche definita la tipologia dei nuovi insediamenti produttivi. Considerando la possibilità che si punti su alcune attività che siano qualificanti per il territorio imprese attivate dai giovani nei settori innovativi per esempio parliamo sempre di micro o piccole imprese”. La Cgil, dunque, non solo considera indispensabile interessare la città e il quartiere a quanto sta avvenendo ma ritiene che “vada utilizzata ogni energia per evitare che si sprechino opportunità”.

I problemi, però non sono solo locali. Niccolò Notarbartolo ha spiegato che “l’introduzione di nuovi criteri per la definizione delle zone franche ed il conseguente allargamento dei soggetti beneficiari, come ad esempio Ventimiglia, città ubicata nella provincia natia del ministro Scajola, suscita notevoli perplessità e dubbi. Inoltre, l’indice individuato per la definizione delle aree, è quello del disagio socioeconomico che però diventa l’ultimo degli elementi utili per la definizione della distribuzione delle risorse stanziate. Così accade che Catania, con indicatori di disagio socioeconomico 22 volte superiori alle zone franche di Ventimiglia o di Massa Carrara non abbia accesso ad uno stanziamento neanche lontanamente equivalente. Ancora oggi – continua Notarbartolo- non sono state definite le modalità di accesso alle agevolazioni delle ZFU da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, che rinvia all’apertura di un tavolo tecnico nazionale e quindi di spazi di confronto locali con le associazioni di categoria. In tal senso il ruolo di vigilanza del sindacato, come il suo contributo, diventa fondamentale soprattutto al livello locale. L’istituzione della ZFU di Librino può e deve diventare l’occasione per una ridefinizione dell’accesso alle opportunità e ai diritti, in cui non solo il sindacato ma anche la politica faccia la sua parte. Si tratta di uscire dal luogo comune della “politica del fare” per iniziare a “fare bene”.




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