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Acli Sicilia: No alle denunce dei clandestini da parte dei medici

giovedì 5 febbraio 2009

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“Non è con le denunce dei medici che si risolve un problema delicato come quello dell’immigrazione clandestina. Le Acli lavorano ogni giorno, anche in Sicilia, a stretto contatto con queste persone che conoscono la disperazione. L’etica viene prima di tutto, a maggior ragione se si crede nei valori cattolici”.

A proposito dell’emendamento della Lega che di fatto consente ai medici di denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche, il presidente delle Acli Sicilia Santino Scirè fa appello “alle singole coscienze dei cittadini e di tutti coloro che hanno a cuore concetti che appartengono alla cultura occidentale cristiana e laica, e cioè ascolto, accoglienza, tolleranza, fraternità. Non si può accogliere il più debole invitando i medici alla denuncia. La democrazia, la nostra stessa Costituzione, ci offrono strumenti per rispettare e far rispettare le regole; sta a noi saperle applicare nel migliore dei modi”.

Anche le Acli nazionali hanno giudicato il provvedimento come «un gravissimo passo indietro sul piano dell’integrazione e della stessa sicurezza» per bocca del presidente Olivero. Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani contestano anche l’approvazione dell’emendamento che impone una tassa ulteriore per il rilascio del permesso di soggiorno tra i 50 e i 200 Euro, e quello che stabilisce la nascita di un registro dei clochard, «cioè della loro schedatura».

«E’ importante – conclude Scirè- che dalla Sicilia in particolare arrivi un segnale significativo su questo versante. Dalla nostra Isola tanti anni fa molti nostri concittadini cercarono fortuna altrove. Oggi tocca a noi dimostrare, per quanto è nelle nostre possibilità, accoglienza e soprattutto rispetto della dignità dei popoli meno fortunati di noi”.




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