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L’Otto Marzo secondo le donne di Librino

In prima linea in periferia anche contro le discriminazioni

lunedì 22 marzo 2010, di Damiano Buda

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Librino, 8 Marzo 2010: andiamo a trovare tante donne che lavorano nel loro quartiere. Siano residenti o librinesi d’adozione, esse sono le esponenti delle donne, ne tutelano i diritti, o in ogni caso sono un po’ il simbolo di coloro che vogliono fare sentire forte la voce di altre donne, che in tutte le parti del mondo, sono spesso soggette a discriminazione, sfruttamento e tante volte vittime silenziose di violenze fisiche e psicologiche.Iniziamo con Paola Lo Re, volontaria dell’ANDOS (associazione donne operate al seno) che afferma: "questa giornata deve essere non solo un momento di festa, ma anche di commemorazione: ricordare le donne che hanno lottato per i loro diritti e per i quali hanno anche perso ciò che di più caro avevano, la loro vita”. Paola ci fa notare come a suo parere dovrebbe essere messa in risalto la loro forza, la tenacia, la capacità di rialzarsi da situazioni difficili, di impegno sia in famiglia che nel lavoro.

È proprio il mondo del lavoro forse il nodo principale per misurare il grado di civiltà ed evoluzione di una Nazione; abbiamo ascoltato a riguardo Sara Fagone, responsabile della CGIL di Librino. Sara nota come ancora oggi, anche nei governi progressisti, alle donne sono preclusi ministeri chiave e come, aldilà della politica, a parità di tempo e lavoro vengono pagate meno; presso la FILLEA (sindacato lavoratori edili e legno) vi sono iscritte molte donne restauratrici che lavorano nei cantieri – ci informa Sara - e molte volte non hanno nemmeno i servizi igienici a disposizione.Dopo Sara è stato il turno di Sonia Messina, di recente nominata presidente del comitato LIBRINO-ATTIVO; a Sonia sta molto a cuore evidenziare il ruolo organizzativo delle donne, sfatando il "mito" delle donne in eterna competizione nel lavoro e in generale nelle situazioni in cui si tratta di fare carriera, incapaci di collaborare e organizzarsi. A tal proposito sottolinea che, all’interno dell’organo direttivo del comitato, le donne sono in numero pari agli uomini. Dalle sue parole è venuta fuori la consapevolezza che a Librino esistano ancora oggi donne che all’interno del nucleo familiare vivono in una sorta di subalternità rispetto al marito, e la sua nomina deve essere un esempio per loro.L’argomento della donna nel duplice ruolo di madre-lavoratrice, spesso sola con un marito fuori per lavoro o per problemi con la legge, è stato toccato da Genny Mangiameli, sociologa, insieme a Giuliana Gianino, volontaria del centro Caritas Talita Kum. Genny non apprezza molto la “festa della donna” perché crede che cosi facendo le donne vengano considerate come una fascia da tutelare, come fossero "diversamente abili nella società, nel lavoro, nelle competenze e nella capacità"; ci racconta di tante madri sole che quando vanno a lavoro affidano i bambini a loro.

Lavori umili e mal pagati, ragazze-madri che a causa della classica ”fuitina” non hanno potuto completare gli studi ne intraprendere un percorso formativo nel mondo del lavoro, donne che sognano un futuro migliore per i loro figli. Sulla differenza tra la donna cosmopolita e la donna relegata in casa ha parlato Isabella Floridia, volontaria presso il centro sociale Iqbal Masih. Ciò che Isabella maggiormente detesta dell’8 marzo è la natura commerciale della festa, le bancarelle improvvisate e il tanto celebrato rametto di mimosa; speculazioni in una giornata che dovrebbe invece essere un momento di commemorazione.Alla fine di questo viaggio ci sarebbe piaciuto sentire anche il parere delle donne di fede, che fanno tanto bene nel territorio con un impegno costante. Una di esse s’è rifutata di commentare, avrà avuto le sue buone ragioni ma a noi sarebbe piaciuto chiederle cosa la chiesa pensa delle donne, se si sentono uguali al suo interno, nelle sue istituzioni fortemente dominate dagli uomini e qual è il ruolo della donna dentro la chiesa.In ogni caso questa festa delle donne non piace alle donne, che rifiutano uomini che le trattano come oggetti da conquistare o dominare. Forse come si dice spesso, la verità sta in mezzo, e le donne in questo periodo di cambiamento devono capire e chiarire con se stesse se vogliono l’uguaglianza di opportunità, o celano la voglia di sostituirsi all’uomo nella società.




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