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Rifondazione comunista: Stancanelli conferma svendita beni immobili con nuove e risibili proposte

Il nuovo elenco in preparazione comprenderebbe anche alcune masserie a Librino destinate a scopi sociali

giovedì 27 agosto 2009

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Riceviamo dal Partito della Rifondazione Comunista - Federazione di Catania il seguente comunicato

La farsa infinita della svendita degli immobili comunali continua con nuove e risibili proposte.

Dopo innumerevoli modifiche, arriva in consiglio una nuova, ennesima proposta di dismissione degli immobili del comune di Catania, che stavolta dovrebbe avvenire attraverso la cessione dei beni ad un fantomatico fondo immobiliare.

Il sindaco Stancanelli conferma così la volontà di svendere beni di tutti i catanesi, considerati importanti per il rilancio sociale e civile della città.

Nell’elenco infatti vengono inseriti immobili che potrebbero essere utilizzati per attività sociali e culturali, di cui la cittadinanza da anni lamenta la carenza.

La riqualificazione delle periferie catanesi infatti passa per la creazione di occasioni di cita collettiva, assente nei casermoni di cemento che privano gli abitanti di ogni identità.

La masseria Bicocca di S. Giorgio, villa Nitta, villa Curia, l’ex scuola Pestalozzi sono tutti beni di cui era in programma il riutilizzo a fini sociali, per dotare la estrema periferia sud di luoghi di vita e di cultura, decisivi per poterne pensare il rilancio.

Nell’elenco delle vendite vengono inseriti anche immobili che da anni si indicano come irrinunciabili per la riqualificazione del centro storico della città.

L’ex mercato ittico di via del Principe, con un’ampia area di mq 2495, il mercato ittico di via D. Tempio; l’ex mercato di via S. Maria della Catena, l’autoparco di via Duca degli Abruzzi, le ex controllerie daziarie di Ognina, Pantano D’Arci, Canalicchio e Nesima Superiore sono tutte strutture che, nella logica del nuovo piano regolatore e dello sviluppo del porto, avrebbero dovuto avere una funzione fondamentale per dare un altro volto alla nostra città.

Di questa operazione quasi tutto, al momento, è oscuro: non ci sono gli investitori, ed è difficile che si presenti qualcuno dopo che negli anni passati le banche rifiutarono di acquisire i beni comunali, e non si comprende quindi come si potranno incassare i 40 milioni preventivati dall’amministrazione.

Tutto ciò mentre non si ha più notizia dei 140 milioni che da oltre un anno si attendono dal governo Berlusconi, e per i quali è in corso una indagine giudiziaria

Le proposte dell’amministrazione comporteranno solo un ulteriore impoverimento della collettività catanese, che rischia di non poter più avere luoghi da destinare ad attività collettive, lontane dalla logica commerciale e mercantile.

Rifondazione Comunista annuncia fin d’ora una dura opposizione alle scelte dell’amministrazione comunale, impegnandosi a costruire un ampio schieramento politico e sociale che si batta contro le scelta di svendere il futuro della città e dei suoi cittadini.




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