Settimanale di informazione sulla periferia di Catania
Librino Pigno San Giorgio Villaggio Sant'Agata Zia Lisa ...e dintorni
cronaca quartieri archivio la città dalla stampa libera avvisi&annunci lavori in corso chi siamo collegati collabora pubblicità

Roberto Morrione su DDL intercettazioni

venerdì 6 marzo 2009

Vota quest'articolo
voti:1

Vedi on line : LiberaInformazione

  • Digg
  • Del.icio.us
  • Facebook
  • Google
  • Technorati
  • Live
  • Scoopeo
  • Wikio
  • Furl
  • Blogmarks
  • Reddit
  • Mister wong

Il disegno di legge sulle intercettazioni prosegue
il suo cammino parlamentare, apparentemente
inarrestabile, qualcosa che la
maggioranza deve a ogni costo condurre in
porto perché c’è un ordine a cui non si può dire
di no.
Rallentato e solo in parte ammorbidito dai
dissensi interni della Casa della Libertà, fronteggiato
dall’opposizione del PD e dell’Italia
dei Valori e da uno schieramento che va dall’
Associazione Nazionale Magistrati e dal CSM
alle organizzazioni dei giornalisti e alla stessa
Federazione degli Editori, unite in un’insolita
alleanza che arriva a superare una diffi cile
trattativa contrattuale, gravato dal sospetto di
incostituzionalità, dall’ostilità della stampa internazionale,
dal monito delle istituzioni europee,
compresa la Corte di Giustizia, il provvedimento
ha tuttavia assunto per il premier una
centralità strategica.
Non a caso Berlusconi diede a questo obiettivo
una valenza prioritaria fi n dai primi giorni dopo
la vittoria elettorale, richiamandosi a quanto il
precedente governo aveva già impostato con
il decreto Mastella, approvato dalla Camera dei
Deputati con soli sette astenuti.

E’ evidentemente difficile, alla
luce di questa sconcertante trasversalità
di obiettivi, non scorgere
una sorta di autodifesa del
ceto politico, rivolta a esorcizzare,
bloccando la pubblicazione delle
intercettazioni, la conoscenza e il
giudizio dell’opinione pubblica sul
proprio operato e sui legami di sottopotere
che legano parti o singoli
esponenti dei partiti alla ragnatela
di interessi affaristici e fi nanziari,
in tanti casi al di là della legalità,
che domina la vita del Paese.
Che la pubblicazione delle intercettazioni
abbia poi spesso tracimato,
estendendosi con “rivelazioni”
sensazionalistiche ( a volte
a comando ) ad aspetti della vita
privata che niente hanno a che
fare con le inchieste giudiziarie
o i comportamenti in vicende di
interesse generale, ledendo diritti
alla riservatezza e alla privacy, ha
costituito la base di una protesta
di per sè legittima, ma che costituiva
insieme un comodo alibi per
coprire e affossare ogni possibilità
di fare luce su gravi deviazioni,
atti illegittimi, casi di corruzione
e quant’altro lede responsabilità
pubbliche e diritti dei cittadini.
Ed è a questo punto che si innesta
la strategia di Berlusconi, volta
non tanto o non solo a coprire
vicende e risvolti telefonici personali,
che pure sono emersi o potrebbero
ancora emergere, quanto
a fare di questo terreno un pilastro
dell’offensiva per condizionare
la Giustizia e affermare un assoluto
controllo dell’informazione.
Una parte importante, dunque, di
quell’attacco alla Costituzione,
alla separazione dei poteri, alla
libertà di stampa sancita dall’articolo
21, che ne costituiscono
l’architrave e che il premier, con
l’offensiva a freddo innescata sul
tragico dramma di Eluana Englaro,
ha cominciato a demolire, facilitato
dalla debolezza dell’opposizione
politica e dalla crisi esplosa
nel Partito Democratico.
Conosciamo ormai i pesanti condizionamenti
che il disegno di legge
Alfano prevede in materia di intercettazioni,
per quanto riguarda gli
impedimenti e le pesanti restrizioni
poste all’operatività delle procure
e dei PM, come la gravità delle
sanzioni previste per i giornalisti
e per gli editori, fi no al grottesco
divieto di pubblicare qualsiasi notizia
anche non coperta da segreto
istruttorio prima della fase del dibattimento,
ciò che in Italia può signifi
care anni di ermetico silenzio
su vicende di assoluta rilevanza
per i cittadini. L’ultima ”trovata”
riguarderebbe addirittura una radiazione
dall’Ordine, al posto del
carcere, ma forse si inventeranno
presto qualche altro deterrente…
La mobilitazione delle organizzazioni
dei giornalisti, come degli
editori, ma soprattutto l’espressa
volontà di tanti cronisti di non
sottostare a una legge liberticida
e anticostituzionale, esprimendo
forme organizzate di obiezione di
coscienza nel caso in cui fosse imposto
un vero bavaglio, sono già
una risposta chiara, che andrà resa
operativa.
Vogliamo però, come Libera Informazione,
portare l’attenzione
agli aspetti culturali e psicologici
sul terreno del contrasto alle mafi
e e del sistema di complicità e
di contiguità di cui si avvalgono
nei territori. Pur essendo i reati di
mafi a, insieme a quelli di terrorismo,
apparentemente tenuti fuori
dalle restrizioni previste, in realtà
ne sarebbero in vario modo investiti,
con notevoli intralci, limiti e
ritardi nelle indagini, come hanno
riaffermato a ogni livello il CSM,
magistrati impegnati, il Procuratore
Piero Grasso. Disastroso sarebbe
però l’effetto indiretto, ma sostanziale,
che questa legge avrebbe
sul rapporto mafi a, politica, istituzioni,
che è alla base del vero
potere degli interessi criminali e
del loro silenzioso progredire fra i
meandri degli appalti, della sanità,
della pubblica amministrazione,
fi no al riciclaggio nella fi nanza e
nell’economia legale.
Le mafi e ormai conoscono bene la
pericolosità delle tecnologie usate
dai giudici inquirenti e dagli investigatori
attraverso le intercettazioni
telefoniche e ambientali, tanto
da cercare di ricorrere a loro volta
a congegni e precauzioni anti-intercettazioni.
Sarebbero davvero molti i brindisi,
non solo fra i capi-clan, ma soprattutto
fra i loro referenti e “amici
degli amici”, a ogni livello, alla
notizia che questo potente nemico
tecnologico è stato smantellato
o almeno in parte neutralizzato,
mentre un’opinione pubblica già
largamente indifferente o subalterna
si convincerebbe ulteriormente
di una “invincibilità” del potere
mafi oso.
Come ha opportunamente ricordato
a Palermo il sostituto procuratore
De Matteo, “senza le intercettazioni
oggi Provenzano sarebbe a
Bagheria a fare affari”.

Roberto Morrione, presidente LiberaInformazione


Pubblicato su veritàegiustizia, newsletter di LiberaInformazione




I più letti

SetteGiorni