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Strutture sanitarie non accreditate: disabili e dipendenti a rischio

giovedì 27 novembre 2008

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“La burocrazia, anche nella più severa applicazione della norma, deve partire dal rispetto dei diritti umani”. Lo afferma il direttore generale dell’Asl3 Antonio Scavone in riferimento al serio rischio di chiusura di centri che operano sul territorio da oltre 30 anni erogando prestazioni riabilitative e servizi assistenziali. Numerose strutture già convenzionate, infatti, non hanno più lo status di “strutture istituzionalmente accreditate” a seguito delle specifiche decretazioni dell’Ispettorato regionale sanitario.

Ieri pomeriggio il direttore Scavone, alla presenza del direttore sanitario Annunziata Sciacca, ha incontrato tutti i rappresentanti dei centri coinvolti - M.SS. del Carmelo ODA Catania, Pecorino Paternò ODA Catania di S.G.La Punta, CSR di Catania , CSR di Militello, AIAS di Caltagirone, Regina Virginum di Caltagirone, Anffas di Catania, Cesard di Mascali – per esprimere “una sincera preoccupazione su una vicenda così delicata – ha spiegato – che non può trovare risoluzione con un semplice decreto. Quest’ultimo, infatti, compromette il futuro di strutture che sono ormai diventate vere e proprie «case» per centinaia di disabili”.

Si tratta, infatti, di centri che a oggi erogano 251 ricoveri per disabili a tempo pieno (convitto), 24 ore su 24; 365 ricoveri diurni (semiconvitto) quotidianamente dalle 9.00 alle 17.00 circa; 264 trattamenti giornalieri domiciliari per circa 500 utenti disabili allo sconfinamento domiciliare e 288 trattamenti giornalieri ambulatoriali a circa 600 utenti disabili minori e adulti. Questi ultimi - trattati in regime convittuale e semiconvittuale - sono gravi e gravissimi portatori di handicap motorio, intellettivo e psichico, spesso in condizione di pluriminorazione e con frequenti gravi disturbi della sfera comportamentale e relazionale.

Numerosissimi di questi utenti sono inoltre affetti da comorbilità con epilessia e gravi malformazioni congenite e acquisite. Non è dunque trascurabile l’azione di sollievo apportato alle famiglie che altrimenti rimarrebbero prigioniere del proprio congiunto disabile senza poter nemmeno recarsi a lavorare. E ancora, come trascurare i trattamenti ambulatoriali e domiciliari dedicati ad utenti disabili che necessitano di interventi riabilitativi specifici in un ambito di presa in carico globale, che garantiscono il possibile recupero funzionale della disabilità e il mantenimento del grado di recupero maturato.

“È di tutta evidenza – ha continuato il direttore Scavone - che l’obbligata interruzione dei rapporti da parte dell’Asl3 (che per legge deve acquistare le prestazioni dall’albo fornitori delle strutture accreditate dall’Ispettorato regionale) ha innanzitutto una grave ricaduta sulla vita degli assistiti, spesso privi di famiglia e in stato di abbandono, che non conoscono altro nucleo di appartenenza al di fuori del Centro riabilitativo. E non vanno sottovalutate le pesanti conseguenze nell’ambito occupazionale, dovute alla chiusura di tali Centri che in atto impiegano circa 1000 dipendenti nelle varie qualifiche e mansioni”.

Presso queste strutture è garantita una presa in carico globale che consente non solo l’intervento meramente riabilitativo ma bensì medico, psicologico, infermieristico e assistenziale nel più ampio significato del termine (assistentato sociale, segretariato sociale e socio familiare, protesica, farmaceutica , previdenziale ed ecc.).

“Si tratta di un intervento che non coinvolge soltanto la dimensione sanitaria – afferma il direttore Scavone - ma che assume anche un carattere fortemente sociale. Colgo l’occasione per manifestare l’esigenza che la Regione integri i fondi destinati dalla legge 328/2000 al servizio sanitario con quelli destinati al sociale, ad oggi gestiti separatamente, nella prospettiva di un migliore utilizzo di tali fondi e di una concreta programmazione coordinata tra i due servizi, sociale e sanitario”.

Ieri il direttore dell’Asl3 ha interessato il prefetto di Catania Giovanni Finazzo, per illustrare le problematiche legate alla valutazione decretata dall’Ispettorato e ha anche allertato il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo che “in merito – ha concluso Scavone – ha espresso l’interesse e la volontà di verificare i procedimenti finalizzati all’esclusione delle suddette strutture, al fine di evitare - prioritariamente - disagi agli assistiti” .




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