Settimanale di informazione sulla periferia di Catania
Librino Pigno San Giorgio Villaggio Sant'Agata Zia Lisa ...e dintorni
cronaca quartieri archivio la città dalla stampa libera avvisi&annunci lavori in corso chi siamo collegati collabora pubblicità

’u cuntu n.ro 77: la festa alla Repubblica

mercoledì 2 giugno 2010

Vota quest'articolo
voti:1

  • Digg
  • Del.icio.us
  • Facebook
  • Google
  • Technorati
  • Live
  • Scoopeo
  • Wikio
  • Furl
  • Blogmarks
  • Reddit
  • Mister wong

La Repubblica Italiana non è più proprio una ragazzina, eppure il signor B.
non vede l’ora di farle la festa. “Non parlare”, “non scrivere”, “non frequentare
giudici”, “non avere opinioni”, “fatti i fatti tuoi”. Un vero e proprio stalking,
insomma. Interverranno i vicini o l’avrà vinta Mr Prepotente?


Non è ancora come il Golfo Persico, ma è già uno dei mari più a
rischio del pianeta. In Grecia, nel giro di poche settimane, un
tranquillo Paese semi-agricolo è finito dentro alla macchina di
triturazione. In Medio Oriente, il vecchio Stato (laburista) di
Israele non esiste più e il suo posto è stato preso, per l’appunto, da
un regime mediorientale che massacra e fa stragi come tutti gli altri.
In Italia sono stati persi trecentosettemila posti di lavoro e un
giovane ogni tre è disoccupato.
* * *
Insomma, il mondo dei sogni sta andando a pezzi. Non che prima le cose
fossero molto migliori (non si è atteso Netanyahu per fare Sabra e
Chatila né Berlusconi per far macelleria sociale), ma prima almeno
erano presentate come eccezioni. Adesso, invece, le si proclama come
normalità.
Certo, non è stato facile arrivarci: c’ è voluta una lunga e paziente
opera di propaganda, di fronte alla quale Goebbels e Beria erano dei
dilettanti; ma alla fine ci si è arrivati. L’uomo non è più un uomo,
puoi massacrarlo alla generale Sherman (“L’unico indiano buono...”),
apertamente. L’operaio, altro che diritti!, è una macchina punto e
basta (“Prendiamo la via della Cina!”, incita Romiti). Il gay, la
donna, il bimbo del turismo sessuale, chiunque non sia maschio adulto
“regolare”, può essere violentato, o quantomeno aggredirlo,
impunemente.
Quest’opera di mutazione culturale, di riformazione freddamente
studiata del senso comune umano (è di questo che parlano quando
parlano di “riforme”) può essere e dev’essere contrastata da noi
tutti. Tutti? Certo, una mano possono darla anche i Vip, ma con
riserve e limiti che prima o poi ne offuscano – vedi il recente caso
Santoro – la credibilità di fondo.
Meglio contare sulle nostre forze, sui militanti antimafia (e dunque
antifascisti, antirazzisti ecc.) vecchi e nuovi.
Facciamo due esempi specifici, tanto per non chiacchierare a vuoto. Il
primo è quello di Chiara, una giovane collega di ventitrè anni che sta
arrivando al massimo premio giornalistico coi suoi “sconosciuti” video
sulle lotte sociali catanesi (sconosciuti per Minzolini, non certo per
noi di Ucuntu o quelli dell’Experia).
Il secondo è quello di Roberto, che ha più di sessant’anni e una
carriera brillantissima alle spalle ma la vecchiaia la sta passando a
formare giornalisti antimafiosi e a scrivere su mafia e governo cose
tali che ogni paio di settimane mandano un paio di pirati ad
hackerargli il sito.
Non cerchiamo altri alleati, non ce ne sono. Stiamo uniti, lavoriamo,
facciamo rete. Su questo numero di Ucuntu trovate annunci di rete per
le settimane prossime, a Catania e a Ragusa. Non siategli
indifferenti, non guardateli con estraneità: anche se voi non ci
siete, sono momenti vostri. Dovunque siate, comunque la pensiate,
qualunque sia l’ingiustizia sotto la quale siete (o crediate di
essere) soli.
Perché è la rete l’unica che può aiutare tutti, in Sicilia, nelle
fabbriche, in tutto il nostro mondo, nel paese. La rete,
l’intelligenza collettiva degli esseri umani.

Riccardo Orioles




I più letti

SetteGiorni